L’Italia, insieme a Francia e Spagna, è tra i maggiori attori mondiali nel mondo del vino, dispone delle più estese superfici vitate ed è, in volume, il principale esportatore di vino del mondo.
Fortunatamente la crisi sanitaria ha determinato a livello globale una riduzione quantitativa abbastanza contenuta dei consumi e del commercio internazionale anche se gli attori della filiera italiana del vino hanno dovuto fronteggiare situazioni individuali molto differenziate: quelli che avevano nel mercato della ristorazione il principale sbocco sono stati particolarmente colpiti mentre quelli più legati alla grande distribuzione hanno migliorato fatturato e profitto.
Le imprese vitivinicole italiane hanno dovuto quindi mostrare una notevole capacità di adattamento alla crisi che ha portato gli operatori a modificare la propria offerta andando ad riorganizzare le strategie distributive e quindi adottare modelli di business in parte nuovi, mentre la necessità di mutare abitudini di approvvigionamento e consumo del vino ha fatto scoprire ai consumatori opportunità di acquisto e consumo alternative.
Questo spirito di adattamento sta portando i produttori italiani ad espandere il proprio business verso nuovi mercati come quello cinese, un Paese che negli ultimi anni ha visto crescere esponenzialmente il proprio interesse verso il vino ed i prodotti italiani. E pensare che agli inizi, quando il vino entrò per la prima volta nel mercato cinese, era simbolo di ricchezza e potere e dunque destinato solo ad una porzione ristretta della popolazione. Un vero status symbol dal momento che rappresentava sempre un prodotto importato dal Vecchio Continente. Oggi non è più così, l’esportazione del vino verso l’Oriente è sempre più consistente ed il consumo sta iniziando a far parte della quotidianità in tutti gli strati sociali. Per questo motivo, essere presente in questo mercato rappresenta un'incredibile opportunità di crescita per i produttori italiani.
Secondo l’Osservatorio Vinitaly – Nomisma Wine Monitor, la Cina si conferma uno dei buyer di vino più interessanti del globo, grazie a una congiuntura molto favorevole per il made in Italy nel Dragone. A causa del crollo del vino australiano causato dai super dazi imposti da Pechino (-80% a valore sul pari periodo 2020) i produttori italiani hanno ottenuto crescite in doppia cifra, l’import italiano è infatti cresciuto del 22%. In base ai dati, sui vini italiani, sono in netta crescita quelli di fascia premium, con i fermi (85% dell’import dal Belpaese) che crescono del 19% a valore e di appena il 2% a volume, denotando così un incremento significativo del prezzo medio.
L’aumento di interesse da parte degli imprenditori cinesi verso l’enogastronomia Italiana è dunque evidente ed è confermata anche dai dati delle presenze dei visitatori al Vinitaly, la più importante fiera Italiana del vino nel mondo che si tiene ogni anno a Verona, manifestazione che purtroppo a causa della pandemia è stata annullata negli ultimi anni ma che tornerà con più vigore ad Aprile del 2022. Intanto, per quest’anno è confermata la Vinitaly Special Edition, una manifestazione in presenza e in assoluta sicurezza, che si svolgerà con un format innovativo, comprensivo di servizi e con l’accelerazione digitale della nuova piattaforma Vinitaly Plus. Un evento esclusivamente professionale e su invito, che si svolgerà dal 17 al 19 ottobre 2021.
A conferma dell’importanza del mercato cinese è invece in programma la manifestazione Wine to Asia, un nuovo evento fieristico dedicata ai professionisti del settore vinicolo dell’area Asia/Pacifico. La manifestazione, organizzata da Veronafiere-Vinitaly grazie alla partnership con Pacco Communication, si terrà a Shenzhen World, Shenzhen dal 12 al 14 agosto 2021. Tre giorni di incontri, degustazioni e opportunità di networking dove produttori provenienti da tutto il mondo potranno incontrare i più importanti buyer asiatici.